dal Gazzettino di Domenica, 24 Febbraio 2008
Segnalata nei mesi scorsi la questione delle assunzioni "dubbie" nella struttura militare avianese dell’Usaf
Prima dell’annuncio "sbagliato", il problema già denunciato all’Ispettorato del lavoro
Spunta anche una segnalazione all’Ispettorato provinciale del lavoro sul "caso Aviano". Assunzioni di personale all’interno della Base Usaf che non rispetterebbero le normative (dalla Convenzione di Londra del ’51 alla legge italiana del ’55 che regola la presenza della Basi sul territorio nazionale fino al memorandum d’intesa desecretato nel ’95 che recepisce e aggiorna le normative in materia) e che comporterebbero di conseguenza un danno per l’occupazione italiana.Un esposto – sarebbe anche piuttosto circostanziata – presentato qualche mese fa ben prima che esplodesse il caso del Compass, cioé l’annuncio per la ricerca di alcuni dipendenti nelle strutture ricettive della "cittadella Usaf" con l’esclusione dei dipendenti italiani. Un episodio che il comando della Base ha spiegato come un errore nell’utilizzo della formula per la ricerca e la selezione di quel determinato personale. «Un errore – come ha affermato lo stesso comandante Craig Franklin – che sarà corretto da un’apposita commissione interna istituita anche per evitare in futuro altri possibili simili errori». Nella spiegazione il comandante sottolineava anche il fatto che la base è un importante datore di lavoro visto che occupa oltre 800 addetti italiani.
La segnalazione – che allo stato non avrebbe ancora dato alcun riscontro all’Ispettorato del lavoro provinciale – riguarderebbe diversi posti di lavoro che verrebbero indicati come ricoperti da personale non idoneo: ruoli che dovrebbero essere occupati da dipendenti italiani mentre sarebbero rivestiti da personale Usa. La questione che è stata sollevata dal sindacato dopo che è scoppiato il caso dell’annuncio sbagliato. Quella della diversità di trattamento – prevista da accordi internazionali e leggi nazionali – prevista tra personale Usaf al seguito della forza armata (regolarmente assunto in America e in missione ad Aviano) e dipendenti civili italiani che devono essere assunti per tutti i posti esclusivamente riservati (in quanto strategici alla forza militare) a cittadini Usa. Il comandi del 31mo Fighter Wing e dell’aeroporto Pagliano e Gori hanno ricordato – durante l’incontro di venerdì con il sindaco Stefano Del Cont – che per dirimere la questione esiste una commissione nazionale per tute le Basi Usaf in Italia.
«Come abbiamo ribadito in questi giorni – conferma Eugenio Sabelli, coordinatore sindacale della Cisl – il tema delle assunzioni irregolari non è nuovo. Noi auspichiamo che qualcuno prima o poi dia una risposta chiara in merito in modo che le regole possano essere rispettate». E sulla vicenda interviene anche la Uil provinciale. «Al di là dell’episodio specifico – afferma Mauro Agricola – è bene dire che ci sono delle regole precise sulle assunzioni che devono essere rispettate senza tentare di aggirare l’ostacolo».
D.L.
L’EX SINDACALISTA
L’accusatore di Nixon che nel ’76 occupò l’ambasciata: non credo all’errore
«Mi ha fatto piacere vedere che il presidente Illy abbia preso carta e penna per scrivere all’ambasciatore Usa in Italia sul caso dell’annuncio discriminatorio per alcune assunzioni nella Base Usaf di Aviano. Credo anche, però, sia necessario ricordare che il problema della sostituzione di personale italiano con dipendenti americani non è certo nuovo». Giovanni Cardellini è stato dipendente della Base avianese per 33 anni, dal 1967 fino a otto anni fa. In precedenza aveva fatto il poliziotto per sei anni e per un breve periodo era stato assunto alla Zanussi. Come dipendente civile dell’Usaf di battaglie sindacali ne ha fatte molte. Lui l’Ambasciata Usa a Roma la occupò per protesta nel 1976 con altri ventinove colleghi di tutte le basi italiane. Si trattava di avere il riconoscimento al primo contratto nazionale come lavoratori italiani. «Fino a quel momento – continua l’ex sindacalista della Cisl che vive a Montereale Valcellina ed è in pensione dal 2000 – non c’era alcun accordo che tutelasse gli addetti civili nelle basi. Dell’occupazione dell’ambasciata i giornali italiani scrissero solo qualche riga. Il "Manifesto", addirittura, ci attaccò poiché noi eravamo dipinti come i servi degli americani, quelli che lavoravano a servizio delle bombe atomiche. Allora, solo il giornaleStars and Stripes delle Forze Usa in Europa riportò i fatti con evidenza».
Ma quella per il contratto non fu la prima battaglia dell’ex coordinatore della Fisascat Cisl in Base. Nel 1971 sempre lui – con un manipolo di altri colleghi e la tutela legale dell’avvocato Nicolò Sartor – denunciò perfino il presidente americano Nixon per "comportamento antisindacale". «L’anno prima – racconta Cardellini come se fosse ieri – era stato approvato lo Statuto dei lavoratori che prevedeva anche la rappresentanza sindacale in tutti i luoghi di lavoro. Diritto che non c’era verso di vedere applicato nelle basi statunitensi. Ci fu il processo a Pordenone davanti all’allora giudice del lavoro Attilio Passanante. Vincemmo e dopo la sentenza in tutte le basi Usaf fu possibile organizzare la rappresentanza sindacale». Lunghi anni di lotte per vedere rispettati i diritti di lavoratori italiani considerati di serie B. «Rivendicazioni e battaglie – sottolinea l’ex sindacalista – che abbiamo sempre fatto cercando di costruire un non facile confronto con un datore di lavoro piuttosto atipico. Ma spesso, anche negli anni ’90, abbiamo dovuto scontrarci anche con chi considerava noi dei lavoratori "diversi", dipendenti della fabbrica della morte da certi pacifisti e da certe forze politiche. Anche per tutti questi motivi oggi i dipendenti non devono dimenticare che se hanno il sindacato, se possono fare le assemblee e protestare è grazie a quelle conquiste che nessuno ci ha regalato». A proposito di oggi, l’ex "accusatore" di Nixon non crede che nell’annuncio del Compass ci sia stato un errore. «Non è un errore, mi pare piuttosto una volontà "scientifica" di assumere personale Usa in sostituzione di civili italiani. Un tentativo che è cominciato negli anni ’90. All’inizio solo con alcuni casi che sono diventati sempre più frequenti. Ma è bene ristabilire alcune cose: l’occupazione è regolata da trattati, leggi e memorandum d’intesa che parlano chiaro. Non si tratta di una compensazione per il disagio al territorio, è piuttosto il diritto alla precedenza di assunzione degli italiani che va garantito. Il personale statunitense – conclude Cardellini – se non è rigorosamente al seguito della forza armata, con tanto di indicazione sul passaporto, è extracomunitario e perciò non potrebbe lavorare».
Davide Lisetto