I due profili della guerra a Pedemonte di aviano

Vicenza 2 dicembre - spezzone lòibertario e cuca2000Mercoledì sera ad Aviano durante il consiglio comunale, dove si decideva sulla chiusura e vendita della strada Pedemonte agli Stati Uniti, si sono potuti vedere (davvero vedere) i due profili della guerra.
Perché è ormai da diversi anni che la guerra non è più necessariamente opportuna in quanto tale.
Almeno quindici anni in cui anche grazie al diritto internazionale ed in particolare all’ONU la guerra ha potuto operare in pace sotto le formule di “missioni umanitarie”, “aiuti alla popolazione” o più tecnicamente sotto forma di “polizia internazionale” in ogni parte del globo.
Così come dopo l’11 settembre ha riacquistato il diritto di essere nominata, ancora così nobilmente come i vecchi (e meno vecchi) tempi in cui c’erano i buoni e i cattivi, il bene e il male, Dio e il diavolo.
“Giustizia infinita” e “libertà duratura” sono state le parole d’ordine con le quali la coalizione della vendetta capitanata dagli USA ha scatenato guerra al terrorismo per sempre bombardando la popolazione Afghana e quella Iraqena.

Ecco allora che i due profili della medesima faccia sono la guerra e la pace.
Non guerra e pace nel senso oppositivo, dicotomico. Ma la guerra e la pace come la stessa cosa, l’una e l’altra come diversi profili di una medesima faccia, opportunatamente mostrati a seconda del contesto, e  degli interessi in gioco.

Ma non ci si inganni, non sono elucubrazioni o un inutile disgressione di massimi sistemi.
Perché tutto ciò attiene anche al micro, al locale, alla nostrea realtà quotidiana.
La relazione è la stessa, cambiano solo gli attori, mediocri comparse di amministrazioni minori.
Così dediti a promuovere eventi e performaces in cui la “pace” trabocchi dalle labbra, dai manifesti e dalla grafica “amorevole” e così supini e servizievoli verso le gerarchie in divisa di ogni risma, tacitando abusi, interessi, privilegi.
Amministratori piccoli piccoli pronti a vendere pezzi di terra della gente (ma in fondo è gente abituata) e probi ad allargare le taschine comunali ai copiosi milioni di euro d’autorevole provenienza.
Ciurmaglia di basso profilo, brutte copie provinciali di passate appartenenze ideologiche, tutti ormai votati alla real politìk, al vessillo liberale che tutto accoglie (ex dc, ex pci, ex fascisti ecc.) e nulla spiega.

Così sono apparsi i politicanti di Aviano, con in testa lo sceriffo in pectore Gianluigi Rellini, “amico di tutti e nemico di nessuno” come ama definirsi, incompreso eroe del pressapochismo culturale, discepolo un po’ goffo (ma sarà mai una colpa?) del pragmatismo craxiano così compiacente verso i forti e così arrogante e altezzoso verso i deboli, pardon i comuni abitanti.
Tralascio, per non tediare con ovvietà, l’esibizione della minoranza appena più a destra che ha puntualmente recitato la  sempreverde “cavalcata della tigre” cercando più volte applausi e approvazione dal pubblico.
Peccato che il pubblico non aveva pagato il biglietto ne aveva intenzione di rappresentanze fasulle.

Un “vergogna vergogna” ha scandito la votazione con cui s’è venduta la strada pedemonte agli USA e mentre le facce logore e paonazze della maggioranza tiravano il sospiro di sollievo un’altra faccia s’è veduta sopra tutto e tutti. Era appunto la faccia a due profili, quello della guerra e della pace, l’una pronta a finanziare altre lodevoli quanto inutili eventi culturali e l’altra pronta a fagocitare un altro pezzettino di storia, di vita e di cultura vera della gente di Aviano, per assicurare ancora più armi, soldati e costruire giorno dopo giorno  e soporattutto “in pace” la prossima guerra che verrà.

I due profili della guerra hanno ora la faccia di questi omuncoli dal piccolo potere locale, domani quella dei loro successori in abito più sfrontato.
A noi, come sempre, la necessità di opporsi assieme agli abitanti con le nostre ragioni e con i nostri mezzi ma con un compito in più.
Un compito oggi fondamentale, che attiene alla sfera della dignità e della memoria, quella di indicare ogni volta, in tutte le sedi, d’ora in avanti le facce bieche di questi amministratori, cosicchè la gente non se li scordi più.
E visto che alcune di queste loffie figure alzavano la voce, innanzi ai cittadini arrabbiati, assumendosi la responsabilità di questa bestialità, ebbene non abbiano timore che nel qualcaso dovessero dimenticarsene glielo ricorderemo di sicuro e senza infingimenti.

Stefano Raspa

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