dal Gazzettino del 10/12/2006
Bambini americani sotto i 9 anni con l’elmo in testa marciano militarmente all’interno della Base Usaf di Aviano. Crisi di vocazione tra i giovani a stelle e strisce? Viste le continue perdite registrate nel teatro iracheno il Pentagono attinge dalla… riserva? La realtà è meno drammatica di quanto appaia al primo impatto. Gli alunni delle Scuole elementari americane (correlate alla presenza in Pedemontana del 31esimo Fighter Wing) partecipano ciclicamente da qualche mese a quello che viene chiamato "Mini Deployment", cioè uno spiegamento simulato al fronte di guerra, naturalmente in formato ridotto per età e statura dei "militi".
Lo spirito del programma è di esorcizzare nei minori la paura e il dramma della guerra, che invece devono affrontate i genitori negli scenari di Iraq e Afghanistan. Quotidianamente, giornali e tv relazionano di militari feriti o caduti in combattimento, oltre che evidenziare le carneficine terroristiche con vittime civili. I bimbi osservano e assorbono privi di senso critico, maturando dubbi di fondo del tipo "mamma, papà, voi che un domani andrete là… rischiate di morire? …siete tra coloro che sparano sui civili?". Proprio per fugare ogni perplessità, le autorità militari di concerto con i dirigenti scolastici organizzano queste full immersion all’interno dell’aeroporto "Pagliano e Gori". I bambini vengono accolti in reparto, indossano gli elmetti in kevlar degli adulti (che, ovviamente, vista la disparità dimensionale, li fa apparire goffi), i loro volti vengono dipinti con patina per scarpe (come fanno i "Rambo" delle truppe d’assalto) e si specifica loro quali sono i compiti delle unità operative al fronte di guerra. Il baby camp si allarga pure alle esercitazioni Nbc. I bambini americani cercano così di immedesimarsi nel ruolo ricoperto dai loro genitori, pronti ad affrontare le minacce della Guerra Globale.
Dario Furlan