dal Messaggero Veneto di Martedì, 03 aprile 2007
La Cassazione si pronuncerà su quale sia il giudice competente
Sul “tappeto” norme e trattati internazionali
Spetterà alla Corte di Cassazione decidere se la causa intentata da cinque pacifisti contro il Governo statunitense per la rimozione dei presunti ordigni nucleari della base di Aviano, vada giudicata o no da magistrati italiani. Ieri il giudice Alberto Rossi, investito della questione, ha depositato il decreto con cui dispone la sospensione del procedimento in attesa della decisione della Corte di Cassazione.
La richiesta di sospensione, in attesa di un pronunciamento sulla competenza, era stata avanzata nel corso della prima udienza dai legali del ministero della difesa statunintese: gli avvocati avevano segnalato un difetto di giurisdizione in quanto, a loro avviso, la competenza non sarebbe stata del tribunale italiano. Una tesi sostenuta anche dal procuratore della Repubblica, Luigi Delpino, intervenuto con un atto proprio.
La causa era stata intentata lo scorso anno da Tiziano Tissino, Michele Negro, Giuseppe Rizzardo, Carlo Meyer e Monia Giacomini. Con il ricorso si chiedeva, e tuttora si chiede, lo smantellamento di presunti ordigni nucleari presenti alla base di Aviano e il risarcimento di danni eventualmente arrecati alla popolazione. I cinque pacifisti sono assistiti dagli avvocati della Ialana, Associazione internazionale giuristi contro le armi nucleari. Parallelamente si è costituita anche l’associazione “Via le bombe” che, da mesi, organizza manifestazioni e iniziative, insieme a gruppi cattolici e laici, sul tema della pace e del disarmo.
Positivo il giudizio espresso dai pacifisti: «La decisione era attesa – ha detto Tiziano Tissino a nome del comitato – e non ci ha colti di sopresa. Respingiamo l’inteprestazione secondo cui questo passaggio rappresenterebbe la vittoria della tesi statunitense e la chiusura anticipata del caso. Al contrario, ci auguriamo che il passaggio in Cassazione possa portare a un’evoluzione della giurisprudenza della Suprema corte, con il riconoscimento che gli impegni previsti dal “Trattato di non proliferazione” sono vincolanti per i paesi aderenti». Tissino ha affermato anche che l’attività del comitato non si ferma.
Per quanto riguarda i precedenti in materia, stando a quanto ribadito da Michele Negro, ci sarebbero un pronunciamento su una questione posta dalla Cgil di Trento nel 2002, che affermava che la questione della sovranità limitava l’esercizio dei diritti dei cittadini, e una sentenza contraria del 2004.
L’auspicio dei pacifisti è anche che venga fatta chiarezza sulle diverse interpretazioni del trattato sullo status delle truppe Nato che, secondo i legali dei cinque, contiene, nella versione francese, un “non” che stabilisce che lo Stato, in questo caso gli Usa, non possa avvalersi dell’immunità. Nella versione italiana la negazione scompare, con la previsione, quindi, che gli Usa possano non rispondere alla giustizia locale.
Donatella Schettini