dal Messaggero veneto di Venerdi, 24 Agosto 2007
Armi di distruzione di massa. L’arsenale in Germania ospitava 480 testate. La notizia era fra le pieghe di un rapporto redatto a Washington dal Pentagono
Si attende intanto la pronuncia della Cassazione sulla causa agli Usa
Le prime rivelazioni risalgono a 11 anni fa Poi una serie di indagini, accuse e smentite
Di bombe atomiche ad Aviano si parla da sempre. All’inizio una voce che, col passare del tempo, ha avuto mezze conferme, complice il gruppo di Scienziati atomici guidato da William Arkin, il quale nel 1996 se ne uscì con un’affermazione che fece scalpore: «Aviano oggi è considerato il quartier generale atomico americano per l’intera Europa meridionale» Arkin aveva rivelato anche che delle 480 bombe nucleari statunitensi presenti in Europa 40 erano in Italia, «in maggioranza ad Aviano, le altre a Ghedi Torre».Fin qui le dichiarazioni dello scienziato. Di ufficiale mai nulla. Le autorità militari e politiche italiane e americane hanno sempre glissato sullo spinoso argomento, trincerandosi dietro il segreto militare, quello di Stato o un meno impegnativo «no comment». Significativa la risposta, nel 1999, a un’interrogazione del deputato leghista pordenonese Edouard Ballaman, il quale aveva chiesto al governo italiano come mai «nonostante il mutato assetto politico-strategico-militare» in Friuli Venezia Giulia fossero «ancora stoccate delle bombe atomiche». L’allora vicepresidente del Consiglio, Sergio Mattarella, non contestando l’affermazione aveva risposto che gli armamenti Nato sono stati creati per mantenere la pace, e che, comunque, dalla fine della guerra fredda l’80 per cento degli ordigni nucleari sparsi per l’Europa è stato rimosso. Aveva previsto ciò che sarebbe accaduto effettivamente sei anni dopo, in Germania? Chissà.Sempre nel 1999, l’indagine avvatia dalla procura pordenonese sulla presenza delle atomiche nell’aeroporto pedemontano era stata archiviata. L’allora procuratore capo, Domenico Labozzetta, aveva osservato: «La possibilità di stoccare armamenti atomici, lo abbiamo appurato, è consentita dai trattati bilaterali siglati tra i Paesi facenti parte dell’Alleanza atlantica». Quali armamenti? Le bombe a caduta, tipo B-61, trasportabili (una per jet) anche da un caccabombardire F-16: hanno un’estrema precisione, un raggio di 30 metri al massimo dal bersaglio. Un’arma letale, ma non “invisibile”.
Il settimanale tedesco “Der Spiegel” ha reso nota la lista dei siti selezionati per il disarmo. Nell’elenco non c’è l’Italia
Il governo degli Stati Uniti ha preferito denuclearizzare la base militare tedesca di Ramstein
Gli americani, zitti zitti, hanno smantellato i depositi delle armi atomiche in Germania. E in Italia? Nessun cenno a iniziative analoghe, mentre si sta ancora discutendo sull’effettiva consistenza degli arsenali nucleari Usa ad Aviano e Ghedi. La notizia, diffusa dal celebre settimanale tedesco Der Spiegel, è destinata a inasprire la querelle sul nucleare militare, approdata qualche mese fa nelle aule giudiziarie a Pordenone.
Le 130 testate atomiche alloggiate nei bunker della base di Ramstein sono state ritirate. A darne l’annuncio l’autorevole mensile di politica e analisi militare on line Analisi Difesa, il quale cita un articolo dell’agenzia italiana “Il velino” che fa riferimento a un pezzo comparso sullo Spiegel, il magazine più influente in Germania.«L’arsenale di Ramstein – si legge su Analisi Difesa – accoglieva la quota maggiore delle 480 testate nucleari che, secondo le stime di esperti, erano in dotazione alle forze armate statunitensi stazionate in Europa. Lo “svuotamento” di Ramstein è stato scoperto dai ricercatori della Federation of American Scientists (Fas) analizzando a fondo un rapporto pubblico del Pentagono redatto nel gennaio di quest’anno, in cui l’amministrazione militare fornisce informazioni sui periodici controlli tecnici della sicurezza nelle basi nucleari. La stampa tedesca riferisce che nel rapporto, oltre alle attività ispettive nelle basi in Germania (la seconda, dopo Ramstein, è situata nella stessa regione renana nella località di Büchel) vengono elencate anche quelle nelle altre basi “in Gran Bretagna, Belgio, Turchia e Olanda”. L’Italia non figura nei resoconti della stampa tedesca». Voluta dimenticanza? Pare un po’ strano, visto che lo Spiegel è sempre molto attento ad amplificare le “beghe” italiane. L’assenza dell’Italia avrebbe una duplice chiave di lettura: dalla più “estremista” (le atomiche non ci sono più, quindi inutile farvi cenno) alla conservatrice (restano dove sono e stop).Sta di fatto che la rimozione e il trasporto dalla Germania negli Stati Uniti sarebbero avvenuti segretamente nel 2005 in occasione di lavori ammodernamento degli impianti di Ramstein, dopo una ricognizione nella base da parte dell’allora ministro della Difesa tedesco, Peter Struck. La notizia è trapelata soltanto di recente. A Washington, un portavoce del Pentagono, interpellato dallo Spiegel, si è limitato a osservare: «Non si forniscono informazioni sul numero e sulla posizione delle armi atomiche delle forze armate statunitensi». Alla luce delle ricerche della Fas, secondo quanto riportato da Analisi Difesa, in territorio tedesco al momento rimarrebbero soltanto 20 ordigni atomici, destinati alla forza aerea tedesca sotto supervisione americana.A Pordenone, intanto, si è in attesa della decisione della Corte di Cassazione il merito alla titolarità della giurisdizione italiana nel procedimento intentato nei confronti del governo americano da un gruppo di pacifisti, i quali chiedono la rimozione delle atomiche da Aviano. I legali dei pacifisti nel controricorso alla Suprema Corte osservano che la «detenzione in Italia anche allo scopo di usare armi nucleari è un reato e, pertanto, vanno rigettate tutte le domande della controparte, ordinando il proseguimento della causa davanti al tribunale di Pordenone». (d.b.)
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