ACCERCHIAMOLE, CONVERTIAMOLE!

Veniamo da una regione del nord-est, il Friuli, per portare la nostra solidarietà e il nostro incondizionato appoggio a chi lotta contro l’apertura di una nuova base militare qui a Vicenza.
Le popolazioni friulane hanno imparato a loro spese gli effetti deleteri della militarizzazione forzata delle proprie terre. Una massiccia presenza militare, “giustificata” dalla irragionevole logica della “contrapposizione tra i blocchi” e imposta con lo stravolgimento dei modelli sociali e delle economie locali attraverso l’imposizione di espropri, servitù militari, poligoni, caserme, depositi di armi, aeroporti, esercitazioni notturne, inquinamento acustico ed atmosferico, che hanno contribuito a peggiorare in modo determinante le condizioni di vita generali.

Ci hanno fatto credere che dopo la fine della “guerra fredda” tutto sarebbe cambiato e molte aree sarebbero state convertite ad un uso civile. E invece, di fronte ad una prima timida dismissione (senza nessun progetto di recupero delle aree), con l’affermarsi della “guerra preventiva e globale”, assunta in questi ultimi anni a paradigma per la definizione dei nuovi equilibri mondiali, molte delle aree militari esistenti sono state ampliate e potenziate.

Aviano 2000 è il progetto che ha interessato la base di Aviano.
Un progetto, avviato nel 1996, che ha significato il raddoppio dell’area utilizzata dall’aviazione americana con l’approvazione del governo italiano (anche allora era un governo di centro-sinistra), e il suo potenziamento, a livello di uomini e mezzi, in vista del nuovo ruolo di operatività che la base andava, di lì a poco, ad assumere nella gestione di nuove crisi nell’area mediterranea, grazie anche alla presenza di decine e decine di bombe atomiche, in violazione dei trattati di non proliferazione nucleare firmati dall’Italia.

Aviano, capitale delle guerre del terzo millenio era lo slogan che avevamo coniato in occasione dei bombardamenti degli F16 contro le martoriate popolazioni della Serbia e del Kossovo attaccate con bombe ad uranio impoverito e cluster bombs.
A distanza di pochi anni, un nuovo progetto di base militare si vuole imporre alla città di Vicenza: l’area aeroportuale Dal Molin è oggi interessata da un faraonico piano di insediamento militare americano sul quale il governo degli Stati Uniti ha intenzione di investire 800 milioni di dollari per la realizzazione di una nuova superbase, con lo scopo di riunificare la 173° brigata aerotrasportata, portando a Vicenza 1.600 militari (più 2.000 civili) attualmente dislocati in Germania.
Un nuovo insediamento militare che, assieme alle decine di installazioni USA/NATO e non che infestano Vicenza, rappresenterebbe l’ennesimo scempio sociale, economico, ambientale ed occupazionale.
Un progetto che si inserisce in quella rete di basi che gli Stati Uniti mantegnono un po’ in tutto il mondo per il controllo delle materie prime e dei mercati internazionali e che qui nel Nord-Est è complementare alla base di Aviano che garantirà la movimentazione della 173° Brigata, come più volte dichiarato dalle autorità militari americane.
Su questa vicenda e per diversi mesi, si è assistito ad un rimpallo di responsabilità tra amministrazione comunale di centro-destra e governo Prodi su chi debba prendere la decisione finale. In realtà, entrambi gli schieramenti sono favorevoli alla concessione dell’area Dal Molin al governo americano, ma nesuno di essi vorrebbe assumersi le conseguenze politiche di questa decisione di fronte alla determinata opposizione della maggioranza della popolazione di Vicenza che è contraria a questo progetto.
A tal proposito, è utile ricordare che fu proprio il centro-sinistra il principale sponsor del Progetto “Aviano 2000”, e l’allora sindaco di Aviano (DS) definiva la base militare come la seconda attività economica provinciale dopo l’Elettrolux.

Sono anni che sosteniamo la necessità di una mobilitazione estesa e radicata contro le basi militari e più in generale contro la militarizzazione. Opporsi alla guerra senza un preciso riferimento alle strutture operative e logistiche che la rendono possible è un grave errore che non dobbiamo più ripetere.
E’ per questo che oggi ci sentiamo molto vicini al movimento vicentino che ha saputo coniugare la tutela del territorio con il rifiuto della guerra.
Oltre all’urgenza di una rete nazionale per scambiarci informazioni e mettere a confronto le diverse esperienze, pensiamo sia necessario adoperarsi per far crescere un movimento antimilitarista contro le basi militari che si batta per una loro conversione al civile.
Un movimento organizzato dal basso, senza deleghe e in piena autonomia ma che sappia porsi in modo propositivo mettendo in campo una “conversione preventiva” delle basi attraverso il reperimento di fondi, la nascita di nuove attività che vedano coinvolti gli ex lavoratori civili delle stesse e pianificando future attività ecocompatibili e di  utilità sociale e collettiva.

Bloccare il progetto di una nuova base militare a Vicenza è un passaggio irrinunciabile per la prospettiva di tutti quelli che si battono contro le guerre e il militarismo che le genera, una nuova tappa verso la pace, quella vera.

Comitato Unitario contro Aviano 2000

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