«Aviano chiuderà pensiamo al dopo»

dal Gazzettino del 30.12.2006

L’assessore regionale "applaude" «Aviano chiuderà pensiamo al dopo» Antonaz e il disimpegno Usaf

Aviano

La notizia è arrivata nella mattinata di ieri. Quando l'assessore regionale Roberto Antonaz ha saputo degli oltre mille esuberi di americani previsti nella Base di Aviano non ha nascosto un fremito. Poi è subentrato il ragionamento. «È nella logica dei tempi che la Base aerea di Aviano venga ridimensionata, se non chiusa nel medioLogo del CUCA 2000 termine – argomenta l'assessore alle politiche per la pace -. Patto di Varsavia e Cortina di Ferro si sono estinti, il baricentro geostrategico si è spostato altrove. Attenzione, però, perché il vero problema non è tanto la chiusura del presidio pedemontano, quanto la sua riconversione a scopi civili. Soprattutto bisogna evitare per tempo i contraccolpi che inevitabilmente colpiranno l'economia pordenonese. Non solo, per oltre 50 anni gli oltre 500 ettari dell'aeroporto, attraverso le sue servitù militari e i molteplici divieti associati, hanno costituito un blocco allo sviluppo dell'intera zona. Ecco allora che bisogna cominciare a commissionare specifici studi per garantire continuità occupazionale, proporre alternative, pensare cioè ad Aviano priva della sua attuale Base. Sfruttiamo da subito questo segnale».

Intanto si precisa meglio il contesto del parziale disimpegno dalla Base. «L'Air Force ha intenzione di tagliare almeno 59mila dipendenti tra civili e militari, di cui oltre 40mila in servizio attivo, onde snellire la sua struttura». Sono parole del maggiore Glen Roberts (portavoce Usaf) rilasciate a marzo scorso. Appena prima, il generale Michael Moseley aveva annunciato le linee programmatiche che l'Air Force intende perseguire nell'immediato, ovvero unificare le molteplici funzioni a supporto dei suoi 10 Comandi, tagliando sul personale in servizio onde contenere le spese. «I primi Comandi a essere interessati dai cambiamenti saranno Usafe (l'Aviazione americana basata in Europa) e Pacaf (quella dislocata nel Pacifico)», aveva precisato l'ufficiale. Insomma è da quasi un anno che si stanno studiando i piani per il riordino dell'apparato Usaf e di quello basato nel Vecchio Continente in particolare. Da allora è un continuo balletto di cifre circa l'entità degli esuberi, al punto che serpeggia non poca apprensione tra gli stessi avieri in servizio al 31esimo Fighter Wing di Aviano. E così, dopo la visita a inizio mese di Michael Wynne (Segretario dell'Usaf) ad annunciare centinaia di "licenziamenti", il 19 dicembre all'assemblea di scambio auguri tra dipendenti italiani e autorità militari, un colonnello americano si è lasciato sfuggire il dato: 1.200 o 1.400 sarebbero gli statunitensi che devono cominciare a preparare le valigie. Il 21 dicembre è stata invece la volta del generale Tom Hobbins (a capo dell'Usafe) chiamare a raccolta nell'hangar tutti gli avieri del 31esimo per confermare sì i tagli, ma anche che la mannaia potrebbe non essere così pesante. Il dato esatto lo fisserà il Congresso Usa. Chi sarà risparmiato dovrà sgobbare per mantenere in efficienza lo Stormo. Ad Aviano un aviere lavora in media anche 50 ore a settimana. Con il taglio del personale, aumenterà necessariamente anche la permanenza media in Pedemontana, che oggi si aggira sui 2-3 anni. Lieviterà pure la durata del ciclo di dispiegamento al fronte: da 4 a 6 mesi.

Dario Furlan

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