Bombe all’uranio, i militari sapevano

dal Messaggero Veneto del 27 aprile 2007

Falco Accame: «Ad Aviano erano a conoscenza, pubblicati i documenti della Nato»

BARI. «L’uso di armi all’uranio impoverito era ben noto al Comando italiano della base di Aviano da cui è partita la maggior parte degli aerei che hanno eseguito bombardamenti con tali armi in Bosnia nel 1994 e nel 1996 e cioè ben prima del 22 novembre 1999, data in cui vennero emanate le norme di protezione».

Lo sostiene Falco Accame, presidente dell’Associazione nazionale assistenza vittime arruolate nelle Forze armate, a proposito del supplemento d’indagine che il gip di Bari ha ordinato alla procura sui militari italiani morti o ammalatisi di malattie tumorali dopo essere stati in missione in Bosnia e in Kosovo (dal 1993 al 1999). Il supplemento di indagine è stato ordinato sulla base di un’inchiesta di Francesco Palese, direttore editoriale del network della sicurezza GrNews.it , che pubblica integralmente un documento “non classificato” della Nato del 2 Agosto 1996. Nella direttiva si afferma che «tra i principali rischi a lungo termine per i soldati esposti alle radiazioni vi è quello di contrarre il cancro», e vengono, di conseguenza, enunciati una serie di accorgimenti da adottare. «Ma non solo questo – aggiunge Palese –, abbiamo avuto diverse testimonianze di soldati che hanno affermato che nessuna protezione era stata adottata anche in seguito all’emanazione delle norme del 1999, come quella di un ex caporalmaggiore dell’Esercito, originario di Lecce, impegnato nella missione Kfor in Kosovo, precisamente a Pec, centro a una quarantina di chilometri a ovest di Pristina, dal maggio del 2000 all’ottobre dello stesso anno». «Al ministero della Difesa – sostiene ancora Accame – che rispose a suo tempo che non erano state usate armi all’uranio in Bosnia, sarebbe quindi bastato leggere questi rapporti di volo per sapere quante e quali armi e quando erano state usate. Sul terreno dei Balcani hanno operato anche aerei partiti da Gioia del Colle (Bari) e portaerei Usa che hanno impiegato missili da crociera Tomawak (dotati di barre di uranio impoverito da 300 chilogrammi)». «Se gli accertamenti – prosegue – non sono stati finora eseguiti è possibile farlo adesso. Basta prendere visione di questi documenti che peraltro possono essere classificati, ma a cui non si può opporre il segreto di Stato. Dunque, ben prima del 1999 potevano e dovevano essere state emanate le norme di protezione». Peraltro – conclude Accame – «anche dopo il 22 novembre 1999 l’applicazione delle norme di protezione non è stata sempre tempestiva».
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