F-16 precipitato, disperse sostanze tossiche

dal Messaggero veneto di Giovedì, 20 Settembre 2007
Aeronautica a supporto delle autorità investigative Già dimesso il pilota
In un serbatoio c’era idrazina. Aperte due inchieste, una italiana e una americana
Lo schianto in Val di Zoldo. Il maltempo indicato quale causa più probabile
Sono due le inchieste, aperte dall’Usaf e dalla procura della Repubblica di Belluno, per stabilire le cause dell’incidente che ha portato martedì alla perdita di un F-16 americano a Soramaè, nell’alta Val di Zoldo. Il caccia del 510° squadrone di stanza ad Aviano si è schiantato in una zona boschiva a non molta distanza da alcune abitazioni (il pilota si è salvato eiettandosi col seggiolino). L’area attorno al punto di impatto è stata posta sotto sequestro dalla procura bellunese. La delimita un invalicabile nastro biancorosso che i carabinieri controllano a vista e i soldati Usa supervisionano.All’interno dell’area presidiata, una vasta superficie boschiva, sono disseminati i rottami del caccia da 20 milioni di dollari (prezzi del 1993), il quale ha impattato il terreno quasi verticalmente, scavando una profonda buca nel terreno. Non si può entrare, non si possono avvicinare o tantomeno toccare i pezzi del velivolo, né procedere con ulteriori rilievi ambientali dopo quelli rassicuranti eseguiti “a caldo” nella serata di martedì. Sorvegliata speciale l’idrazina, liquido estremamente tossico e inquinante contenuto in uno speciale serbatoio stagno da 25 litri posto all’interno della fusoliera.
Il percorso del fascicolo aperto in procura a Belluno correrà parallelo all’indagine gestita dal 31º Fighter wing di Aviano. Alle due inchieste, offre una consulenza tecnica lo staff del 51º stormo dell’aeronautica italiana di Istrana, ieri rappresentato a Sorama dal maggiore Francesco Morra, ufficiale che si occupa della sicurezza dei voli. Morra ha spiegato: «Siamo qui per studiare le cause tecniche dell’accaduto, non per indicare eventuali responsabilità o risarcimenti». Al momento, la ricerca delle ragioni di un volo di esercitazione conclusosi con uno schianto non è andata molto avanti rispetto alle ipotesi formulate martedì sera. «Non escludiamo alcuna possibilità – ha aggiunto Giancarlo Iannicelli, tenente colonnello del 51º stormo – come, del resto, facciamo sempre nel caso di incidenti che coinvolgano mezzi sofisticati come un F-16». Quindi, restano aperte le strade «del problema tecnico, dell’errore umano, dell’influenza meteo».
La pioggia, il vento, il maltempo dell’altro ieri potrebbero essere una causa più che attendibile. Lo ha assicurato Morra: «Scariche elettriche, turbolenza e concentrazione di frammenti di ghiaccio che caratterizzato una formazione di cumulonembi in tempesta sono condizioni che possono spaccare in due un F-16. Condizioni che i piloti di un aereo civile si guardano bene dall’affrontare e che grazie ad appositi radar sono sempre in grado di evitare. Gli apparecchi militari hanno strumentazioni diverse». Il rischio meteo è una variabile e, talvolta, un grande inconveniente. Di sicuro, non è in discussione l’affidabilità di un modello storico come l’F-16 («Velivoli supercollaudati», li ha descritti Iannicelli), né la manutenzione dell’esemplare caduto.
Il pilota dell’F-16 dei “Buzzards”, il maggiore Timothy Palmer, è stato sottoposto a una serie di accertamenti clinici all’ospedale di Belluno, quindi dimesso. La manovra di eiezione, come riferito dal comando dell’Usaf di Aviano, è avvenuta «con successo».

Truppe Usa accampate per presidiare la zona
Mentre dal popolo pacifista si registra una nuova, forte, levata di scudi contro la presenza americana in Italia («Si tratta dell’ennesimo episodio che mette a nudo la pericolosità delle installazioni militari – ha commentato ieri il comitato “No Dal Molin”, riferendosi all’incidente dell’F-16 avianese – Del resto, sono innumerevoli gli incidenti che si contano nell’ultimo mezzo secolo di presenza militare statunitense in Italia, a partire dal Cermis»), emergono i primi distinguo sul punto di partenza dell’indagine militare per far luce sullo schianto in Val di Zoldo.
Preliminari. Il dialogo fra ufficiali Usa e carabinieri, incontratisi iero a Soramaé, è stato scandito da una serie di delicati preliminari. Da parte statunitense, si è subito cercato di capire “che genere di informazioni” venivano richieste a proposito dell’accaduto. Altre assicurazioni reciproche hanno riguardato la possibile composizione mista, italoamericana, della commissione d’inchiesta. Al centro dei primi scambi di battute, la sede del confronto fra le parti, con i militari italiani che insistevano per un faccia a faccia a Belluno e gli statunitensi più “convinti” dall’idea di gestire la vicenda con i propri referenti ad Aviano.
Tempi diversi. In discussione anche i tempi. Le autorità italiane preferirebbero accelerarli (anche per scongiurare gli ultimi dubbi sulle conseguenze ambientali connesse al rislascio di carburante o allo smaltimento della pericolosa idrazina), gli uomini dell’Air force, vogliono andarci con i piedi di piombo. Non a caso, tra la quarantina di avieri a stelle e strisce catapultati sotto il monte Pelmo nella mattinata di ieri girava voce che la missione bellunese possa durare almeno quattro settimane. Prospettiva plausibile se si considera il dispiegamento di forze lievitato nel corso della giornata.
Accampamento. Lungo la ripida strada che conduce al luogo dell’impatto dell’F-16 a Soramaè i pick-up dei militari statunitensi si sono arrampicati trasportando di tutto: dall’acqua potabile al cibo, dal carburante all’equipaggiamento per fronteggiare le fredde notti a 3, 4 gradi. Non solo. É stata affittata una casa, per dare un tetto a una ventina di ufficiali, mentre nel piazzale accanto è stata velocemente issata una tenda, dove sono avvenuti, già ieri, i primi briefing operativi.
Sos ambiente. La questione ambientale resta sempre in primo piano, vista la possibile dispersione di sostanze tossiche. Tecnici dell’Agenzia per l’ambiente del Veneto hanno effettuato controlli e verifiche in un torrente vicino al luogo dell’incidente, dove potrebbe essere finita parte del carburante contenuto nel serbatoio dell’aereo. Ma l’attenzione è concentrata, in particolar modo, sulla pericolosa e altamente infiammabile idrazina (utilizzata dall’F-16 per avviare la turbina di emergenza in caso di avaria del motore) la cui rimozione dev’essere effettuata rispettando rigide norme di sicurezza. Qualsiasi perdita, secondo le procedure in uso, va immediatamente contenuta e l’area interessata decontaminata.

Una proposta di legge contro la Base di Aviano
Una legge di iniziativa popolare per «liberare i territori del nostro Paese dalla presenza di pesanti servitù militari sotto forma di basi». A presentarla ieri, a Roma, è stato il comitato “Disarmiamoli” composto da diversi rappresentati di reti locali, giunti a Roma, da Aviano, Sigonella, Camp Derby e Vicenza.
I punti inderogabili della proposta di legge, suddivisa in 12 articoli, sono «la desecretazione di tutti gli accordi militari e l’obbligo di ratifica parlamentare», nonchè «il divieto di ratifica di ogni accordo militare che preveda sotto varie forme la guerra di aggressione», dal deposito e installazione di armi di distruzione di massa alle alleanze con paesi che prevedano l’uso di tali armi o missioni militari di aggressione contro altri stati. Si prevede anche la riconversione delle strutture militari in civili. Con il deposito in Cassazione, l'iter della proposta di legge è solo agli inizi: il comitato promotore dovrà ora raccogliere le firme necessarie (minimo 50 mila) per presentare il testo ad uno dei presidenti delle Camere.

Dal jet dei “Buzzards” fu captato il segnale di soccorso di 0’Grady
L’F-16C del 510° squadrone caccia “Buzzards” della base di Aviano, precipitato l’altro ieri in Val di Zoldo, ha una particolare storia. L’esemplare 88-0529 (dove 88 è l’anno di costruzione e 0529 il numero progressivo di identificazione) è conosciuto in base come “Flyinhawg”, più o meno facocero volante, soprannome dato a metà anni Ottanta da un assistente di terra in ricordo del nonno pilota di caccia durante la seconda guerra mondiale, che in tal modo denominò il P-38 sul quale volava.
Il jet statunitense fu il primo a sganciare bombe sui serbi in Bosnia durante l’operazione “Deliberate Force”. Sempre nell’ambito della stessa campagna militare aerea, condotta nel 1995 dalla Nato, dall’F-16 88-0529, allora pilotato dal capitano Thomas Hanford, venne captato il segnale di emergenza radio, lanciato dal parigrado Scott O’Grady (nella foto), eiettatosi col seggiolino dopo l’abbattimento del proprio F-16 durante una missione di pattugliamento sulla no-fly zone. La vicenda di O’Grady fece ben presto il giro del mondo. Dopo sei giorni di fuga in Bosnia, inseguito dai serbi, fu tratto in salvo con una megaoperazione che impegnò 40 tra aerei ed elicotteri e oltre 100 soldati? Venne accolto in patria come eroe dal presidente Bill Clinton.

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