dal Gazzettino di Sabato, 16 Febbraio 2008
Il bilancio della senatrice Menapace, presidente della Commissione d’inchiesta. Auspicate analisi sui residenti
Uranio, al Dandolo controlli "vietati"
«Non è stato possibile fare verifiche per accertare l’utilizzo di munizioni a rischio per la salute»
«Non è stato possibile effettuare verifiche al poligono del Dandolo, nè in altri siti simili per accertare se siano state usate munizioni caricate con uranio impoverito». A dirlo ieri è stata la senatrice Lidia Menapace presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nel corso di un incontro organizzato dai comitati "Via le bombe" e "Comitato Unitario Contro Aviano 2000». Erano presenti anche Massimiliano Garofalo, fratello di Alessandro, militare dell’Ariete morto a causa di un linfoma dopo aver prestato servizio al Dandolo e Falco Accame, presidente dell’Associazione assistenza alle vittime arruolate nelle Forze Armate. A spiegare perchè è stata la stessa senatrice. «Noi sappiamo – ha spiegato – che su quel sito si sono addestrati gli A-10, gli aerei anticarro che in Bosnia e nella guerra del Golfo hanno sparato proiettili all’uranio impoverito. L’Esercito ha smentito che sul sito maniaghese siano state utilizzate armi di quel tipo. Non c’erano, quindi, motivazioni che permettessero una verifica. In ogni caso – è andata avanti – la seconda parte del lavoro che avevo in mente se non fosse caduto il Governo – era di verificare, attraverso una studio epidemiologico e con esami di laboratorio, che i civili che risiedono nell’area adiacente al poligono non avessero avuto incrementi di leucemie o di altri malattie associabili all’uranio impoverito. Spero che questo lavoro venga compiuto da chi verrà dopo di me». In ogni caso per la senatrice un passo avanti la Commissione lo ha fatto. «Chi mi ha preceduto ha lavorato per determinare il processo di causa – effetto, ossia la correlazione tra l’uranio impoverito e le malattie dei soldati. Una strada che non ha dato risultati. Noi, invece, abbiamo lavorato sullaprobabilità e il Ministero ha accolto la tesi. Questo significa che ora è possibile aprire la strada ai risarcimenti e alle cause di servizio». Il percorso, come del resto ha fatto presente Falco Accame, rischia, però, di essere ancora molto lungo. Non ci sono numeri certi sui soldati morti o ammalati di linfoma, cancro e leucemia. Il Ministero ha parlato di circa 250, ma secondo l’Associazione ce ne sono molti di più. «I nostri soldati – ha tagliato corso Accame – erano i meno informati e per anni non sono stati protetti, nonostante si conoscessero già i pericoli. Sono stati mandati allo sbaraglio per circa sei anni». Toccante la testimonianza di Massimiliano Garofalo che ha parlato del fratello. «Era militare del 132. Ariete. Era del genio, addetto alla bonifica poligono. Si è ammalato nel 1993». Da allora i familiari stanno cercando giustizia. «La strada migliore – ha concluso la senatrice – è quella che le famiglie facciano unaclass action (azione collettiva ndr.) per veder riconosciuti i loro diritti e per il futuro è necessario il sindacato dei militari».
Loris del Frate
dal Messaggero Veneto di Sabato, 16 Febbraio 2008
Menapace: «Possibili risarcimenti ai contaminati»
Giallo sull’uranio impoverito
Qualcuno le ha definite «le morti silenziose», qualcun altro, invece, veri e propri «omicidi». Si tratta dei militari che hanno perso la vita per tumori o leucemie riconducibili all’uranio impoverito. Ne ha parlato ieri, in un incontro organizzato dal comitato “Via le bombe” e dal Comitato Unitario contro Aviano 2000 al Caffè Municipio, la senatrice Lidia Menapace, che ha presentato alcuni dati raggiunti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito di cui era a capo fino al 12 febbraio scorso. Al dibattito erano presenti Falco Accame, presidente dell’Associazione Nazionale per l’assistenza vittime arruolate nelle forze armate e alle famiglie dei caduti e Massimiliano Garofolo, fratello di Alessandro, il militare deceduto il 23 marzo 1993 per un linfoma di Hodgkin dopo avere prestato il servizio al poligono del Dandolo a Maniago. Una vicenda che, come ha ricordato Accame, fu oggetto di una fra le prime interrogazioni parlamentari portata avanti da Edouard Ballaman, allora deputato della Lega Nord. Oggi non esiste un bilancio ufficiale delle vittime: l’Osservatorio militare parla di 45 morti e 515 malati affetti da patologie riconducibili all’uranio impoverito come tumori e leucemie. Tuttavia storie sommerse, inabissate nel silenzio, riportano numeri molto più alti. Massimiliano Garofolo ha parlato del fratello con commozione nascosta: «Io e mio padre abbiamo sempre pensato che Alessandro fosse stato sfortunato. Solo molto tempo dopo, vedendo le indagini in tv, ci siamo resi conto che non eravamo i soli». Tuttavia, le inchieste faticano a procedere. La commissione parlamentare – ha spiegato Menapace – ha ottenuto l’accertamento di un «probabile» nesso fra le morti e l’uranio: gli scienziati hanno affermato che la pericolosità dell’isotopo non si può dimostrare ma neppure escludere. Da questo si potrà ripartire nella prossima legislatura. Il riconoscimento di questo «diritto» – secondo Menapace – potrà essere esercitato attraverso le azioni collettive o l’istituto del Patronato militare. Dura la posizione di Accame: già nel 1993 l’America aveva adottato una serie di misure molto rigide per proteggere i suoi contingenti dal nemico invisibile come occhiali, maschere e tute mentre i nostri soldati si muovevano in zone a rischio, in tenute normali e senza note di protezione neppure per il maneggio delle armi.
Paola Dalle Molle