Un anno fa, il 1° maggio del 1996, con una manifestazione ad Aviano,
conclusa anzitempo da un improvviso acquazzone, iniziava la sua attivita'
il COMITATO UNITARIO CONTRO AVIANO 2000.
Il nome stesso indica che si tratta di un gruppo di persone (e di
associazioni) di varia ispirazione, ma unite nella lotta contro
l'ampliamento della base militare statunitense di Aviano secondo un
progetto denominato appunto "AVIANO 2000" finalizzato a far diventare la
base friulana la piu' importante base aerea americana in europa.
Un anno e' dunque passato e non sara' percio' inutile fare un primo
riepilogo degli argomenti che sono stati affrontati durante le attivita'
del Comitato.
Chi si era illuso che la scomparsa della cortina di ferro avrebbe portato
la pace perpetua in tutta l'Europa ha dovuto subire in questi anni cocenti
e tragiche disillusioni: ex Yugoslavia, Cecenia ed altre tensioni meno
pubblicizzate. Proprio queste terribili guerre "locali" servono ora da
pretesto per imporre l'allargamento ad Est della NATO, promosso
direttamente dagli Stati Uniti ed appoggiato piu' o meno volentieri dagli
alleati europei. Anche le missioni militari camuffate per interventi
umanitari vanno bene allo scopo di acquisire nuovi mercati.
Basi come quelle di Aviano e Sigonella, soprattutto se potenziate e curate
continuamente nell'immagine, specie a beneficio delle popolazioni locali,
sono le indispensabili armi politiche puntate verso l'area liberata
dall'influenza dell'Unione Sovietica e che deve essere ora recuperata dal
Nuovo Ordine Mondiale.
Non sempre bastano a tale scopo i progetti della Banca Mondiale, gli
accordi commerciali, i consulenti governativi che girano il mondo a
tagliare faticose conquiste sociali: a volte servono le armi. Soprattutto
quando qualcuno dice no. Come non pensare al Chiapas ed a tutto il
sudamerica.
Gli apparati militari, pensati e costruiti per la loro funzione omicida e
distruttiva, mostrano la loro aggressivita' perfino "in tempo di pace":
territori enormi sottratti all'uso della popolazione attraverso gli
espropri o le servitu', esercitazioni continue con pericoli e danni
gravissimi. Sono solo due esempi tratti a caso dal vastissimo repertorio di
ingiustizie che ogni installazione militare provoca direttamente sul
territorio ove essa si trova.
Calzano a pennello anche per la base di Aviano e ci possiamo aggiungere
centinaia di sorvoli giornalieri di aviogetti con punte di rumorosita' di
oltre 130 decibel, l'occupazione di interi paesi da parte di oltre 20.000
americani, la sottrazione di vaste aree ad ogni forma di controllo, le
speculazioni edilizie che arricchiscono pochi danneggiando la maggioranza.
Per il Comitato occuparsi dei danni all'ambiente ed alla salute che la
base provoca ha un duplice significato: da una parte difendere la salute ed
i diritti della popolazione colpita dalle attivita' militari e dall'altro
coinvolgere i cittadini, attraverso assemblee svolte nei paesi piu'
interessati, in un discorso piu' ampio che conduce a cercare le ragioni
piu' lontane e nascoste del proprio disagio quotidiano.
Non possiamo non dire che abbiamo anche cercato un rapporto diretto con le
istituzioni, fino ad arrivare ad un incontro con il Prefetto di Pordenone.
Se era nelle cose non attendersi alcuna risposta concreta dai lontani
ministeri romani, dalle burocrazie triestine o dalla sonnacchiosa
magistratura locale, non pensavamo che i Sindaci, responsabili della salute
dei cittadini e garanti dei loro fondamentali diritti, rinunciassero senza
ritegno a fare fino in fondo il loro dovere "stregati" dalle promesse
miliardarie di un funambolico ed immaginifico ministro della difesa. Il
blocco ai lavori di ampliamento della base, peraltro solo simbolico, non e'
durato piu' di due mesi. Mezz'ora di chiacchiere ministeriali, ben lungi
dall'essere a tutt'oggi concretizzata, e' bastata a spazzare via le denunce
di centinaia di cittadini esasperati dall'insopportabile rumore degli
aviogetti. In ossequio, servile, al potente alleato, neppure un ordine del
giorno sulla pace e sul disarmo ha avuto uno straccio di voto nei dieci
desolanti consigli comunali ai quali lo avevamo inviato.
Occorre ammettere, pero', che l'opulenta societa' civile pordenonese ben
accoglie le notizie che riguardano l'ampliamento della base: contratti da
centinaia di migliaia di dollari, annunciati sulle prime pagine dei
giornali e di cui beneficiano pochi affaristi, fanno ben dimenticare le
notizie sulle scoperte delle prove dei coinvolgimento diretto della base di
Aviano, al pari delle altre strutture americane in Italia, nella strategia
della tensione degli anni '70. Il fatto che magistrati italiani accertino
che alle basi avevano libero accesso i neofascisti implicati nelle stragi
non sembra provocare alcun imbarazzo diplomatico ne', tantomeno, crisi di
coscienza. Si sa, il denaro non puzza e non fa schifo nemmeno quello
lordato dal sangue delle vittime delle bombe.
Questi pochi accenni ad alcuni degli aspetti nei quali ci si imbatte se si
vuole affrontare la questione della presenza militare americana in Friuli
(in Italia) bastano a far comprendere, crediamo, la complessita' della
stessa che richiede, pertanto, analisi approfondite ed un conseguente
continuo impegno nell'affrontare i problemi locali senza perdere di vista
lo scenario nazionale d internazionale entro cui ci si muove.
La difficolta' di questo impegno spiega, almeno in parte, il comportamento
delle forze politiche e dei movimenti dai quali ci si poteva aspettare
un'adesione od un appoggio: impegnati in equilibrismi sia interni che con
gli alleati di governo, hanno semplicemente, quanto assurdamente rimosso il
problema preferendo dedicarsi a piu' tranquillizzanti vicende locali, come
se Aviano fosse all'estero.
Per chi invece ha deciso di battersi contro il folle disegno di
mondializzare il dominio dell'economia soffocando le aspirazioni alla
liberta' dei popoli e calpestando i piu' elementari diritti umani, tutte le
basi militari, di qualunque nazione d ovunque esse siano, sono spine nel
cuore.
Ecco dunque che negli incontri del Comitato con altri gruppi impegnati in
analoghe battaglie (gruppo NO AMX di Rivolto, i compagni siciliani del
Comitato Golfo contro la base di Sigonella) si mette subito in luce una
grande consonanza di idee e la necessita' e l'urgenza di mettere in rete
le esperienze, di collegare tutti i gruppi, le associazioni, i movimenti
che in ogni parte d'Italia e d'Europa, ovunque minoritari, sono impegnati
per la pace e contro il militarismo, affinche' le nostre voci non siano
grida nel deserto.
La manifestazione che il Comitato organizza il 1° maggio ad Aviano si
congiunge idealmente a quelle analoghe organizzate in questo periodo contro
la base di Sigonella in Sicilia: dal NordEst al Sud dell'Italia la voce del
dissenso chiama a raccolta nuove forze di chi non vuole piu' essere
complice silenzioso di tante ingiustizie.
L'appuntamento del 1° maggio vuole essere una tappa di un percorso di
mobilitazione e di impegno, gia' riscontrato nei gruppi che hanno
partecipato all'incontro del 22 Marzo alla Casa del Popolo di Torre (PN),
che ci condurra' ad un convegno di studi sul problema delle basi straniere
in Italia, programmato per il prossimo autunno.
per adesioni ed informazioni:
Lino 0434/960192 – e-mail:circ…@iol.it
Bepi 0434/550249
Tiziano 0434/520555 – e-mail: tiss…@tin.it
corrispondenza:
COMITATO UNITARIO CONTRO AVIANO 2000
c/o circolo "E.Zapata" – C.P. 311 – 33170 PORDENONE
Le associazioni ed i gruppi che intendono aderire alla manifestazione sono
invitati a partecipare portando un contributo di idee, ma anche materiale
informativo che illustri le loro attivita' nel settore in cui sono
impegnati.