Regione ed Enti Locali ormai sono adeguati al sistema gerarchizzato della cultura militare

Di De Piero Barbina

Egregio direttore,
sono venuta casualmente a conoscenza di un comunicato dell'Ufficio stampa della giunta regionale datato Aviano, 03.06.1997 avente per oggetto: "il presidente Cruder visita la base di Aviano".
Va subito rilevato nel comunicato un passaggio curiosamente equivoco, "se oggi Aviano ospita circa 3.500 uomini, in prospettiva potrà ospitare nel complesso 9.500 persone tra militari, civili e loro familiari". Tale passaggio potrebbe lasciar intendere una presenza di 3500 militari circa oggi, cui in futuro si aggiungerà un numero di persone, fra civili e militari, che porterà la presenza statunitense a 9.500 unità. Ma tanti già sono i cittadini statunitensi in regione (si vedano dati dei censimenti o semplicemente si tenga conto della evidente presenza dei familiari dei militari statunitensi), ancorché non all'interno della Base (o la parola "complesso" va riferita alla Base e quindi dobbiamo pensare che "in prospettiva" saranno chiusi tutti là dentro?).

 Al di là di ogni altra considerazione è comunque degna di nota la notizia conclusiva che ci informa che due aerei della Air Force si fregiano rispettivamente dello stemma della Regione e della Provincia di Pordenone ma, per leggere la storia che sta a monte dell'introduzione degli stemmi volanti, può esser utile conoscere alcuni fatti che mi sono noti in quanto componente del Comitato Misto Paritetico Servitù Militari.
 Gli Stati Uniti impegnano notevoli risorse finanziarie nella Base di Aviano che il governo italiano ha reso loro disponibile. Non metto in dubbio che le decisioni relative a tali risorse seguano negli Stati Uniti tutti gli iter che quel sistema democratico prevede, ma è altrettanto certo che la fase esecutiva di tali decisioni si realizza in Italia. Che la Base sia italiana e abbia un comandante italiano (con il grado di colonnello) è l'unica certezza che abbiamo perché il ministero della difesa ha negato alla commissione regionale componente del CoMiPar le informazioni richieste in merito alla natura giuridica della Base, informazioni ritenute necessarie per porre in termini puntuali e corretti la questione dei controlli ambientali e sanitari nell'ambito della Base stessa.
 E, a questo punto, avviene un fatto straordinario: il CoMiPar, la regione, gli enti locali, tutti i responsabili ricevono un messaggio che così si può riassumere: "spicciatevi ad eseguire perché vi conviene". Di tale messaggio si fanno carico anche i responsabili italiani della base che nel fornire (con puntualità e diligenza) le informazioni che vengono loro richieste sembrano più interessati alla pronta esecutività di una decisione presa in altro continente che alla messa in atto delle garanzie fondanti il sistema democratico italiano a partire, appunto dai poteri locali. È probabile che tale rispetto di un sistema gerarchizzato si leghi alla cultura militare ma è straordinario che ora si estenda anche alla società civile. Regione ed enti locali infatti sembrano essersi adeguati.
 Il consiglio regionale ad esempio – richiesto di un incontro dalla componente del CoMiPar da lui stesso eletta – neppure ha risposto, evidentemente pago delle informazioni che in merito ad Aviano non riceve direttamente.
 Molti comuni dell'avianese, dopo aver espresso gravi e fondate preoccupazioni sugli effetti dell'attività della Base, dopo averli tacitati con promesse finanziarie relative ad interventi sul territorio, non ha onorato la parola data: per il momento gli stemmi volanti rappresentano l'elemento di maggior concretezza. Per la verità c'è anche altro.
 Infatti i rappresentanti militari americani sostengono di essere intenzionati a costruire 500 alloggi per avvicinare le loro dimore alla Base. Dicono di aver già promosso un appalto (quando? come?) per cui avrebbero 120 risposte, dalla stampa locale apprendiamo che il generale Wald, se fosse sindaco, farebbe il possibile per accelerare le procedure.
 Infatti, quando intervengono le normali garanzie, legate al normale funzionamento dei consigli e delle amministrazioni comunali, il messaggio di cui sopra si è detto ("spicciatevi ad eseguire perché vi conviene") diventa un frenetico "fate presto perché altrimenti si perdono finanziamenti", finanziamenti si intende americani per costruzioni utili alla attività americana nella Base. Viene spontaneo chiedersi: perché il governo italiano, che pur ha firmato il protocollo d'intesa che consente al governo statunitense di usare la Base, non ha istituito un sistema di collegamento previo che garantisca ad ogni livello l'esercizio corretto e consapevole del proprio ruolo mentre una decisione è in itinere? Con questo sistema il nostro governo umilia proprio le istituzioni che fondano la democrazia nel nostro paese riducendole a esecutrici di fatti compiuti.
 E i membri del CoMiPar, cui la legge impone l'esame dei "problemi connessi alla armonizzazione tra i piani di assetto territoriale e di sviluppo economico sociale della regione e delle aree subregionali e i programmi delle installazioni militari e delle conseguenti limitazioni", non possono trasformarsi in garanti dell'obbedienza militarizzata.
 Scrive l'ex ambasciatore Sergio Romano: "Le basi americane… dall'inizio degli anni novanta sono diventate le retrovie della politica americana nel vicino e nel medio oriente. …. Per l'Italia esiste un problema particolare rappresentato … dall'insolita libertà di cui gli americani godono in territorio italiano. Grazie agli accordi segreti degli anni cinquanta l'Italia, fra i maggiori paesi europei, è quello che rischia di dare un contributo determinante, contro la propria volontà e il proprio interesse, alla politica degli Stati Uniti nel mondo arabo e islamico. Rinegoziare quegli accordi è necessario per l'Europa e per la dignità della politica estera italiana" (Limes n.496 pagg. 252 e 253).
 Curiosamente la regione Friuli-Venezia Giulia, consegnando il suo stemma a forze armate straniere, si è dimenticata che ai bimbi statunitensi che hanno difficoltà linguistiche ha negato invece, sul proprio territorio, l'insegnante di sostegno (evidentemente non sostituibile da uno stemma ovunque collocato). Che il vecchio adagio "deboli con i forti e forti con i deboli" da noi si pratichi nell'inedita formula "proni ai padri, minacciosi ai figli"?

Augusta De Pietro Barbina
(9/6/97)

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