Bombe contro l’oleodotto della Nato

dal Messaggero Veneto di Mercoledì, 01 Agosto 2007

Cresce la tensione dopo il sì alla realizzazione della nuova struttura americana. Il fatto scoperto dopo l’invio di un filmato a una tv
L’attentato vicino a Vicenza è fallito soltanto perché gli ordigni erano stati confezionati male L’impianto fornisce il carburante alla base Usa di Aviano e all’aeroporto delle Frecce a Rivolto
VICENZA. Tre pentole a pressione con dentro bombolette a gas, più due taniche con liquido infiammabile che avrebbero dovuto causare un’esplosione danneggiando gravemente l’oleodotto della Nato nel vicentino. Questo l’attentato fallito – di matrice anarchica – scoperto dopo l’invio di un filmato di rivendicazione, giunto a un’emittente privata. Un tentativo, forse, di alzare la tensione contro la nuova base Usa di Vicenza.More…Cercando conferme sulla rivendicazione di un attentato di cui nessuno si era accorto, messo a segno la notte tra il 4 e 5 luglio a un oleodotto della Nato nei pressi del Dal Molin, gli artificieri della polizia hanno scoperto oggi in un pozzetto d’ispezione della “pipe line” che trasporta cherosene avio da La Spezia alla base Usa di Aviano e all’aeroporto delle Frecce tricolori a Rivolto un ordigno «sofisticato» e «di una certa potenzialità», secondo la valutazione degli esperti dell'antiterrorismo.

Il sabotaggio, messo a segno mentre americani e vicentini festeggiavano il Giorno dell’Indipendenza, era stato rivendicato lunedì da un sedicente gruppo firmatosi “Team antimperialista” con un dvd consegnato a una tv privata vicentina. Nel video appaiono, riprese da molto lontano forse proprio per proteggersi da un’attesa esplosione, alcune fiamme basse: ieri la scoperta che quel fuoco era l’avvio di una catena distruttiva che fortunatamente non si è mai innescata. In quel pozzetto dove sono andate a fuoco due taniche di combustibile erano stipate pentole a pressione cariche di bombolette di gas butano, quelle utilizzate nei campeggi, e decine di altre piccole bombole.
Le taniche sono bruciate, ma potrebbero aver attaccato solo una delle pentole a pressione che risulta lesionata da una piccola combustione. L’esplosione, dunque, non c’è stata: altrimenti, spiegano gli esperti, sarebbe stata grave. Dietro all’ordigno e alla scelta di dove posizionarlo, secondo gli investigatori, c’è un lavoro di preparazione di una o più persone esperte. Per gli esperti la metodologia adottata è quella anarco-insurrezionalista.
L’atto fa lievitare ulteriormente una tensione andata crescendo negli ultimi mesi a Vicenza, dove la contestazione alla base sembra passata dalle pentole e coperchi sbattuti in piazza alle pentole riempite di gas. Il 12 giugno sconosciuti avevano bruciato ruspe e magazzino di una ditta che stava posando cavi in fibra ottica sulla strada che costeggia l’aeroporto Dal Molin. Il 19 giugno, in un deposito ferroviario di Vicenza erano stati dati alle fiamme alcune decine di cassoni in legno usati da una ditta belga per il trasporto di abiti e materiali delle truppe della caserma Ederle, sede della Setaf. Mentre il 9 luglio una busta contenente un proiettile era stata recapitata a casa di Cinzia Bottene, leader del comitato «No Dal Molin»
Tra le prime reazioni all’attentato scoperto ieri, un’interrogazione a Prodi del senatore forzista Pierantonio Zanettin per chiedere come il governo intenda frenare l’escalation della violenza legata al Dal Molin. Sorpresa e rammarico sono stati espressi dal commissario governativo straordinario al Dal Molin Paolo Costa, secondo il quale «quando si fa di un luogo un simbolo si attirano le attenzioni anche dei più pericolosi incivili». Unanime la condanna anche da entrambi gli schieramenti, favorevoli e contrari alla realizzazione della nuova base Usa a Vicenza. Il Comitato del sì chiede al governo una risposta decisa, il raggruppamento del no si domanda a chi possa giovare una simile tensione.

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