In Base il giorno del dolore e del ricordo (rassegna stampa)

dal Gazzettino di Sabato, 10 Novembre 2007
Bandiere a mezz’asta per i sei morti dell’incidente, uno dei quali lascia la moglie in attesa di un figlio
«Vi chiedo di ricordare nelle vostre preghiere le famiglie dell’esercito e dell’aviazione, le nostre famiglie che nella tragedia hanno perso qualcuno a loro caro». È l’invito che il brigadier generale Craig Franklin, comandante del 31esimo Fighter Wing di stanza nella base aerea di Aviano, ha rivolto attraverso il sito internet al personale civile e militare. «L’impatto di questa tragedia si farà sentire a lungo nella nostra comunità – ha proseguito il comandante – Anche se, in quanto militari, siamo forti e abbiamo buone capacità di recupero, vi chiedo di stare vicino ai compagni del vostro squadrone per aiutarli in questo difficile momento. Non siete soli perchè tutti siamo coinvolti in questa tragica perdita».Ieri è stata la giornata del dolore e del ricordo, nella base di Aviano. Bandiere a mezz’asta e messaggi di cordoglio giunti da ogni dove a testimoniare la partecipazione della comunità locale e del mondo intero al grave lutto che ha colpito la comunità statunitense di Aviano che in un attimo ha perso sei giovani vite di cui ancora poco si sa. Ma soprattutto i militari si sono stretti attorno alle famiglie che hanno perso i loro cari.
Da fonti della base si è saputo che uno dei militari Usa morti nell’incidente a Santa Lucia di Piave ha la moglie in attesa di un bimbo, mentre altri hanno lasciato nella disperazione famiglie con figli piccoli e adolescenti. Nulla di ufficiale, però, perchè la legge impone che i nomi dei morti siano resi noti soltanto dopo che sono trascorse un certo numero di ore da quando sono stati avvisati i parenti delle vittime. I sei morti e i feriti vivevano ad Aviano e nei comuni della cintura della pedemontana pordenonese.
Il Pubblic Affairs del 31esimo Fighter Wing, attraverso il sito internet della base, fa sapere che la cerimonia funebre per i sei militari deceduti potrebbe tenersi mercoledì prossimo, compatibilmente con l’espletamento di tutte le procedure previste dalla legge. Non ci dovrebbero comunque essere inghippi, in quanto il sostituto procuratore della repubblica di Treviso che si occupa dell’inchiesta, Giovanni Cicero, ha annunciato che darà il nulla osta al trasporto delle salme dagli ospedali di Treviso e Padova e alla loro sepoltura. Poi le salme saranno trasportate nei loro Paesi d’origine, oltre oceano.
Intanto i lavoratori italiani della struttura militare della pedemontana pordenonese hanno proposto un momento di raccoglimento in ricordo dei militari morti tragicamente nell’incidente: un minuto di silenzio che dovrebbe concretizzarsi alle 10 di martedì 13 novembre.
Dal canto suo il colonnello Roberto Sardo, comandante della base aerea di Aviano, che ieri ha avuto parole di dolore e affetto per i morti e le loro famiglie, ha inviato telegrammi di cordoglio al generale Craig Franklin, comandante del 31.esimo Fighter Wing, e al comandante dell’Us Army, l’esercito statunitense. A bordo del Black Hawk caduto ieri sul greto del Piave c’erano infatti i quattro componenti dell’equipaggio (Us Army) e i sette passeggeri dell’Air Force.E ieri è arrivata la conferma che nella base di Aviano sono di stanza due elicotteri Black Hawk che appartengono alla G Company, al primo battaglione del 214. Aviation Regiment che ha il quartier generale a Mannheim, in Germania. I due elicotteri non hanno unità di paracadutisti.
Susanna Salvador

IL FATTO
Un elicottero Black Hawk decollato dalla base di Aviano si schianta sul greto del Piave, in provincia di Treviso, durante un volo di addestramento.
L’EQUIPAGGIO
All’interno del velivolo ci sono undici persone: quattro membri dell’equipaggio che fanno parte dell’esercito statunitense e sei passeggeri dell’Air Force.
LE VITTIME
Nell’impatto muoiono sul colpo cinque militari, il sesto spirerà durante la notte a causa delle gravi ferite riportate.
IL DOLORE
Ieri bandiere a mezz’asta in base e messaggi di cordoglio da tutto il mondo sono giunti ai vertici statunitensi della struttura militare. Il generale Franklin, comandante del 31. Fighter Wing, ha chiesto una preghiera per tutti.
I FUNERALI
Il magistrato ha dato il nullaosta e la cerimonia funebre potrebbe svolgersi mercoledì. Poi le salme saranno portate nei loro Paesi oltre oceano.
Dopo la tragedia, arrivano le polemiche …
Dopo la tragedia, arrivano le polemiche e le manifestazioni. Il comitato Via le bombe e il Comitato unitario contro Aviano 2000 hanno promosso per oggi un sit-in antimilitarista che avrà luogo in piazza Cavour, a Pordenone, dalle 15.30 in poi. Durante l’iniziativa saranno esposti cartelloni informativi sulle armi di distruzione di massa (armi atomiche e armi a uranio impoverito); sarà proiettato un video sulle armi nucleari e inoltre saranno raccolte le firme per la sottoscrizione delle leggi di iniziativa popolare "Un futuro senza atomiche" e "No basi no guerra".
Secondo il comitato l’iniziava odierna ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su alcune tematiche che sono al centro dell’azione politica dei comitati organizzatori. Tra queste la presenza di 50 testate atomiche nella base di Aviano e in quella di Ghedi; l’uso dei proiettili a uranio impoverito e le conseguenze per le popolazioni civili e militari e la conversione delle aree militari a uso civile.
La giornata di oggi sarà anche l’occasione per raccogliere le «adesioni alla manifestazione internazionale contro la realizzazione di una nuova base militare a Vicenza nell’aeroporto Dal Molin prevista per il 15 dicembre e per solidarizzare con la popolazione vicentina che sta resistendo contro l’inizio dei lavori».
E un’altra voce di protesta è quella di Lino Roveredo (Comitato contro Aviano 2000). «La caduta dell’elicottero statunitense sul greto del Piave è tra i normali effetti collaterali del militarismo in zone di pace», afferma. Ricordando precedenti incidenti causati da velivoli militari partiti dalla Base di Aviano, Roveredo sottolinea che «la "guerra in casa" è questa e se bombardamenti, torture e omicidi di massa sono il prezzo che queste basi fanno pagare alle popolazioni di mezzo mondo, il prezzo che paghiamo noi è invece di vivere sotto un ricatto umiliante di accordi segreti e fraudolenti e di subire l’impietosa roulette russa di morti, feriti e del deterioramento – afferma – della nostra qualità di vita».
Secondo l’esponente pacifista «risulta ancora più incomprensibile il sostegno di molti parlamentari che si ispirano ad ideali di pace a un Governo che aumenta le spese di guerra, manda militari all’estero in missione di combattimento, autorizza il potenziamento delle basi straniere, come il Dal Molin a Vicenza, proiettate – conclude – verso la guerra globale».

Da ieri mattina i militari statunitensi si sono insediati sul greto del fiume con un vero e proprio accampamento
Gli americani si prendono il Piave
Il luogo del disastro blindato e messo al riparo dai curiosi con l’aiuto dei carabinieri
Periti italiani e americani hanno lavorato per l’intera giornata di ieri, attorno ai resti dell’UH 60 Black Hawk precipitato giovedì sul greto del Piave. I sopralluoghi, sul luogo dell’incidente – una lingua di terra in mezzo al fiume sacro alla Patria – sono iniziati di buon’ora e sono proseguiti per l’intera giornata. Italiani e americani, in attesa delle decisioni circa la giurisdizione, stanno lavorando gomito a gomito, sia per esaminare i rottami dell’aereo che, anche, per pattugliare l’area. I periti hanno esaminato a lungo la carcassa del velivolo, alla ricerca di una risposta sulle cause dell’incidente. I carabinieri hanno inoltre passato al setaccio tutta l’area attorno al luogo in cui è caduto l’elicottero, alla ricerca dei pezzi volati via nel violento impatto con il terreno che ha disintegrato il Black Hawk. Tutto il materiale recuperato è stato repertato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.La zona del disastro è stata posta interamente sotto sequestro. Il terreno a ridosso alla "carcassa" dell’elicottero che gli americani usano in tutte le missioni di guerra, è stato delimitato con del nastro adesivo e, da ieri mattina, anche le strade di accesso al greto del Piave, sia da Lovadina che da Santa Lucia, sono continuamente pattugliate sia dagli agenti di polizia municipale che dai carabinieri. Chiunque tenti di avvicinarsi, sia a piedi che in auto, viene, cortesemente quanto fermamente, respinto. A chiedere che l’intera zona fosse resa off limits – hanno spiegato i militari – sono state proprio le autorità americane. Americani che, a qualche decina di metri dal velivolo, hanno allestito anche un vero e proprio check point. La zona intorno al luogo del disastro, tra giovedì notte e ieri, ha intanto parzialmente cambiato fisionomia: l’isolotto in mezzo al Piave in cui il velivolo si è schiantato non è più "isolato". Nella notte tra giovedì e venerdì, per poter far arrivare i mezzi via terra fino al relitto e non dover necessariamente ricorrere agli elicotteri, è stata ricavata una strada grazie a un riempimento sul Piave. La nuova "strada" consente di arrivare fino all’ammasso di lamiere accartocciate percorrendo tutta via dell’Argine, una strada sterrata che scorre tra viti e campi, e superando poi il fiume.
Erano da poco passate le nove, ieri mattina, quando lungo la nuova strada è transitato un convoglio militare giunto da Aviano: una ventina i mezzi, quasi tutti Toyota e Cherokee targati Afi. I militari hanno parcheggiato a un centinaio di metri dal relitto e lì hanno poi provveduto a montare un piccolo accampamento: nel tendone allestito per ospitare i soldati che fanno i turni di guardia a quel che resta del Black Hawk sono state sistemate brandine, tavoli, dispense; tutto quel che serve, insomma, per mangiare e dormire. Per l’intera mattinata di ieri i soldati americani (c’era anche qualche donna, ndr) hanno trasferito borse della spesa, vettovaglie, arredi spartani, dai fuoristrada al tendone.
«Come state? Volete raccontarci qualcosa dei vostri amici morti nell’incidente?», abbiamo chiesto a due militari che armeggiavano attorno all’accampamento. «No, please», si sono limitati a rispondere, senza smettere un attimo di lavorare. «Chiedete ai carabinieri, noi non parliamo», ha aggiunto un terzo, mimetica e un sacchetto della spesa in mano.
A sorvegliare i resti dell’elicottero, caduto con a bordo gli undici giovani militari che si stavano addestrando nelle operazioni di imbarco e sbarco, ci sono, 24 ore su 24, quattro carabinieri del comando provinciale di Treviso unitamente ad alcuni militari americani.
Accanto al relitto sono stati piantati dei pali della luce, collegati ad un generatore: di notte la carcassa dell’elicottero con cui i soldati statunitensi cercano di stanare i nemici in Iraq e in Afghanistan viene illuminata a giorno. Fa impressione, vedere quel bestione sventrato come una scatola di sardine e ridotto a un ammasso di lamiere accartocciate, che si staglia nelle tenebre, in mezzo all’acqua. Accanto, avvolti nell’oscurità, i soldati che pattugliano il relitto e tutto intorno il nulla. Dentro quell’elicottero ritenuto sicurissimo c’erano undici ragazzi le cui famiglie erano tranquille nel non saperli in guerra: quelle stesse famiglie, adesso, malediscono un’oasi di pace trasformatasi in una trappola mortale.
Elisabetta Gavaz

UN SUPERSITE
«È stato un guasto alla coda»
Ma fonti ufficiali e Procura parlano ancora di «cause sconosciute»
«Abbiamo avuto un guasto meccanico, un problema di coda al velivolo». Questa le prime parole dell’unico aviere rimasto illeso, che si trovava in piedi vicino alla carcassa del velivolo in attesa dei soccorsi, dopo la tragedia. Questo quanto ha raccontato ai primi soccorritori, il giovane militare ancora sotto choc. Ma le note ufficiali della Base Nato ancora parlano di "cause sconosciute" all’origine dell’incidente. Anche la Procura per ora non si pronuncia sulla possibile dinamica della tragedia, che resta avvolta dal mistero. Testimoni hanno raccontato di aver visto l’elicottero cadere in "autoavvitamento", un’ipotesi che potrebbe confermare il guasto alla coda del velivolo.
Per tutta la giornata di ieri il perito incaricato dal pm Giovanni Francesco Cicero è rimasto sul luogo dove sono ancora sotto sequestro i rottami del Black Hawk a Santa Lucia di Piave. Si tratta del massimo esperto in questo settore: il comandante Stefano Benassi, consulente dell’Agenzia nazionale sicurezza del volo. Sarà lui che avrà il compito, fino a quando non procederanno gli americani, di ricostruire quanto accaduto.
Nella giornata di ieri sono arrivati da più parte messaggi di ringraziamento ai soccorritori. A loro è andato il plauso degli statunitensi e della Procura di Treviso. Ai sanitari del Suem e ai carabinieri che hanno lavorato tra i serbatoi di carburante pericolanti, tra le munizioni ancora all’interno della carcassa. Con il pericolo che tutto prendesse fuoco da un momento all’altro. Ai vigili del Fuoco e alla Polstrada che hanno lavorato senza risparmiare alcuna energia e senza timore alcuno.In Procura resta aperto il fascicolo per disastro aviatorio. Il pm Giovanni Francesco Cicero ha assicurato che l’inchiesta procederà fino a quando non arriveranno provvedimenti dal ministero. Ma come è già noto gli statunitensi hanno ormai comunicato la loro intenzione di chiedere la rinuncia della giurisdizione, come è previsto per il trattato di Londra. Sul posto subito dopo l’incidente i militari della Base, i loro tecnici, il procuratore militare, ma per ora non c’è alcun consulente.Intanto si è saputo qualcosa di più sul volo dell’altra mattina: il tragico volo che è costato la vita a 6 militari. L’elicottero Black Hawk era partito da Aviano in mattinata. Un volo senza destinazione, sopra quella zona, come viene fatto molte volte per addestramento. Così era anche l’altra mattina: volo addestrativo, ma allo stesso tempo volo celebrativo. Proprio in aria, a bordo del Black Hawk avrebbe dovuto svolgersi la cerimonia di firma della rafferma nell’Air Force per 7 di loro. Sì perché sul velivolo c’erano 11 persone: 4 dell’equipaggio erano militari dell’Army, gli altri 7 erano avieri. Non si sa ancora se la cerimonia aveva già avuto luogo prima dell’incidente, come comunicano fonti ufficiali il fatto è ancora "oggetto di investigazione". I superstiti infatti, quelli coscienti, sono ancora sotto choc e non ricordano molto. Insomma una tragedia nella tragedia: un momento che sarebbe dovuto essere di gioia, la scelta di restare nell’aviazione, la scelta di una vita militare per quei giovani, tutti con un’età compresa tra i 31 e i 21 anni. Il più giovane, quello rimasto illeso ha proprio 21 anni. Gli altri militari quelli deceduti hanno 27, 30, 31, 31, 22 e 25 anni.
Sempre nella nota ufficiale della Base Nato di Aviano si comunica che i nomi delle 6 vittime verranno rese note solo oggi, cioè a 24 ore di distanza da quando tutte le famiglie sono state avvisate.Olivia Bonetti

Operato uno dei militari
Sta meglio. Ancora grave un altro paziente
Ieri mattina è stato operato uno dei quattro militari sopravvissuti all’incidente aereo avvenuto l’altro giorno sul greto del Piave. Con un’operazione lunghissima effettuata in neurochirurgia i medici del Ca’ Foncello sono intervenuti sulla colonna vertebrale del giovane. Quando il ragazzo è entrato in sala operatoria era cosciente e lucido, riferiscono in ospedale, poi l’operazione si è prolungata per ore e per tutto il giorno gli amici e i parenti sono rimasti con il fiato sospeso: prognosi riservata, difficile capire subito com’è andata, è stato detto. Prima di conoscere l’esito di un’operazione così complessa, infatti, tocca attendere, in qualsiasi caso. E così è stato anche ieri: fino alla fine dall’ospedale non sono arrivate notizie, poi, la sera, finalmente il giovane americano si è risvegliato dall’anestesia. L’operazione è andata bene. Ora dovrà fare il suo normale decorso.
Nel frattempo le condizioni della ragazza di colore, l’unica donna dell’equipaggio, rimangono pressoché invariate. Non appena dimessa dal pronto soccorso, la giovane è stata trasferita in neurologia. E lì si trova ancora adesso, sotto choc per la morte dei ragazzi che si trovavano con lei su quello stesso elicottero precipitato tra Santa Lucia di Piave e Lovadina. Anche lei riporta numerosi traumi, ma è la meno grave tra i tre ricoverati, tutti giovani poco più che ventenni che si sono schiantati durante un’esercitazione.
Lotta invece con la morte il terzo dei superstiti. È in rianimazione, riferiscono dall’ospedale. Nessuno aggiunge altro, ma le condizioni del giovane al momento appaiono piuttosto gravi, anche se c’è da dire che nelle ultime ore, come nel caso della collega donna, non ci sono state variazioni sostanziali. Il ragazzo comunque è inavvicinabile: nessuno può fargli visita, anche se ieri i colleghi della base di Aviano non hanno rinunciato al tentativo di vedere come stanno i loro amici. Ragazzi americani con la divisa addosso e lo sguardo triste sono entrati e usciti dal Ca’ Foncello per tutto il giorno per incontrare i tre militari. Si sono fermati dalla ragazza e hanno scambiato qualche parola, poi sono tornati ad Aviano, nella loro base.
Anna Girotto

Bandiere listate a lutto alle Fiere
Saranno la bandiera americana a stelle e strisce e quella italiana a fianco del gonfalone comunale, entrambi listati a lutto, ad accogliere i visitatori delle Fiere di Santa Lucia.All’ingresso del padiglione ex Filanda testimonieranno il dolore per la tragedia che giovedì è costata la vita a sei militari statunitensi. «Siamo profondamente costernati per quanto è accaduto – commenta l’assessore alla fiera Riccardo Szumski – e vorremmo testimoniare, in maniera semplice ma sentita, la nostra vicinanza all’esercito, all’aviazione ed al popolo americani». Per questo accanto alle bandiere, unite dal segno del lutto, verrà apposto anche un cartello che riporterà un messaggio eloquente: "Le Fiere di Santa Lucia in memoria delle vittime Usa". Anche la cerimonia di inaugurazione delle millenarie rassegne agricole in programma per domenica 16 dicembre verrà dedicata al tragico evento; sarà infatti invitato il comandante della base di Aviano, al quale verrà consegnato un riconoscimento in suffragio del sacrificio di tutti i suoi uomini.
Erica Bet

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